Il Fondo Monetario Internazionale nell’ambito dell’attività di sorveglianza, pubblica annualmente le proprie valutazioni sulle politiche economiche e finanziarie di ciascun Paese. Il report sull’Italia, rilasciato lo scorso 18 marzo, è basato sulle informazioni disponibili al 28 gennaio 2020. Le valutazioni, precedenti all’epidemia di Covid-19, erano basate sulle misure prioritarie e sulle sfide di medio termine. Alcuni aggiornamenti sugli effetti dell’epidemia sul sistema economico, oggetto anche di monitoraggio separato, sono in calce al rapporto.

Lo scorso 11 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha elevato a pandemia l’infezione internazionale da Covid-19 (link). Questo aggiornamento si è reso necessario per la velocità di diffusione del virus allo scopo di sensibilizzare quei governi dove l’infezione era ancora poco estesa. L’epidemia sta colpendo i Paesi in modo asincrono e richiede sfide con un grado elevato di complessità. Le risposte sono eterogenee sia a livello di singolo paese sia per ogni stadio di diffusione del virus. Una nota del British Medical Journal fa il punto sulle azioni a livello di singoli Paesi con un focus specifico sull’Italia.

L’epidemia di Coronavirus ha colpito diverse aree del nostro paese e in particolare la Regione Lombardia dove il virus si è diffuso molto velocemente dallo scorso 20 febbraio quando è stato registrato il primo caso. A partire da quella data il servizio sanitario regionale lombardo è stato messo a dura prova. Un primo studio, a cura di un pool di medici della Regione, cerca di ricostruire la cronistoria della diffusione dell’epidemia in cui sono stati registrati 32.346 casi totali e 4.474 decessi (dati al 25 marzo 2020).

Ha fatto scalpore la recente affermazione del capo del Dipartimento della protezione civile sulla stima dei contagiati effettivi nel territorio nazionale: “Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile”, a cui corrispondono circa 630.000 casi. Non è tuttavia noto il modello utilizzato per produrre questa stima. È fondamentale ridurre l’incertezza con metodi affidabili, in questo momento delicato, in cui dai dati ufficiali, il tasso di crescita dei contagiati certificato inizia a diminuire.

Una migliore capacità di previsione di diffusione della pandemia avrebbe contribuito a ridurre il numero delle vittime e dei contagi e a gestire efficacemente l’emergenza. Previsioni in questo ambito sono assimilabili alle previsioni del tempo, basate essenzialmente sull’atmosfera fisica di cui si ha ampia disponibilità di dati. Analogamente previsioni accurate delle epidemie non possono prescindere dalla conoscenza dei fattori scatenanti, dalla disponibilità di dati e dall’influenza che queste previsioni hanno sul fenomeno che si vuole prevedere (per effetto della reazione dei governi alle previsioni).

PRIMA CHE TUTTO AVESSE INIZIO

Prime che tutto avesse inizio, il Fondo Monetario Internazionale aveva delineato per l’Italia uno scenario di crescita debole con alcune importanti criticità. Il Fondo aveva previsto per l’anno 2020 un tasso di crescita dello 0.4, 0.2 p.p. in meno rispetto alle stime del Ministero dell’economia e finanze.

Calcolando la media di tutte le previsioni istituzionali nazionali e internazionali, si otteneva una previsione dello 0.5%, il valore più basso tra i paesi EU. Sebbene piuttosto basso, il tasso di crescita previsto era superiore al tasso di crescita potenziale del Paese. Questo avrebbe implicato una graduale diminuzione dell’output gap nel medio termine e un incremento del tasso d’inflazione, sebbene inferiore a quello di Francia, Germania e Spagna.

L’incertezza interna avrebbe contribuito a ostacolare la ripresa dei consumi mentre vi erano segnali di ripresa del risparmio di tipo precauzionale. Nel medio termine la crescita della produttività era confermata lenta. Date le premesse, si sarebbe raggiunto il reddito pro-capite precrisi solo nella metà del 2020.

L’incertezza dovuta alla Brexit, alle tensioni sul commercio globale, alla debolezza del settore manifatturiero della Germania, alla vulnerabilità dello spread dovuto all’elevato debito pubblico, al COVID-19, avrebbe potuto ulteriormente indebolire la crescita.

Vista la gravità della situazione attuale, gli effetti negativi sull’economia dipenderanno principalmente dalla durata dell’epidemia, per cui minore sarà la durata, minore sarà l’ampiezza della recessione.

IMF – Italy: 2020 Article IV Consultation-Press Release; Staff Report; and Statement by the Executive Director for Italy

https://www.imf.org/en/Publications/CR/Issues/2020/03/19/Italy-2020-Article-IV-Consultation-Press-Release-Staff-Report-and-Statement-by-the-Executive-49277

CRONACHE DI UNA PANDEMIA

Giappone: il Paese ha una densità di popolazione sette volte superiore alla media mondiale (337 abitanti per kmq) e la maggiore percentuale al mondo di 65, il 26%. Nonostante questi numeri, il contagio sembra essere limitato. La strategia principale, dopo il lockdown delle scuole, è estendere la capacità di effettuare il test, attualmente in 6000 tamponi giornalieri, effettivi la metà, a 7000 alla fine del mese di marzo, e di preservare i servizi per gli anziani dalla diffusione del virus.

Stati Uniti: il Paese ha dichiarato l’emergenza nazionale il 13 marzo scorso quando l’epidemia si era diffusa in 49 dei 50 stati. La strategia è quella di effettuare i test su larga scala con un nuovo sistema approvato di recente dalla Food and Drug Administration. Entro un mese il sistema avrà disponibilità di 5 milioni di kit. Montano le polemiche sul ritardo degli interventi.

Iran: è tra i Paesi più colpiti al mondo, ma i dati a disposizione non sono certi. Il Paese è stato colpito duramente dalle sanzioni USA e il sistema sanitario è non è in grado di reggere a lungo. Il numero dei posti letto è insufficiente per affrontare i numeri dell’emergenza su una popolazione di 85 milioni di abitanti 110mila 1.3 ogni 1000 abitanti (in Italia 3.2 ogni mille abitanti). Le autorità hanno predisposto cliniche mobili.

Spagna: è uno dei Paesi dove l’epidemia si sta diffondendo con maggiore velocità in Europa. Il 14 marzo scorso è stata dichiarata l’emergenza nazionale. Una delle prime misure è stata quella di disporre della sanità privata a supporto di quella pubblica. La situazione è critica in quanto i test diagnostici sono effettuati solo sui ricoverati e sul personale con sintomi respiratori acuti; mancano gli equipaggiamenti di protezione del personale sanitario e scarseggiano i posti letto di terapia intensiva.

Per le strategie adottate in Italia si rimanda al focus specifico.

thebmj – Covid-19: how doctors and healthcare systems are tackling coronavirus worldwide

https://www.bmj.com/content/368/bmj.m1090

CHE COSA È SUCCESSO IN LOMBARDIA AGLI INIZI DELL’EPIDEMIA

Dal 20 febbraio giorno in cui il cosiddetto paziente 1 ha varcato la soglia dell’ospedale di Codogno in provincia di Lodi, i casi ufficialmente confermati da analisi di laboratorio sono velocemente aumentati in quell’area (poco meno 45mila abitanti) passando da 530 del 28 febbraio a 5.830 dell’8 marzo.

L’epidemia si è diffusa rapidamente nella regione Lombardia (area con una popolazione di circa 10 milioni e una densità abitativa di 417 abitanti per kmq), colpendo duramente le provincie di Lodi, Bergamo e Cremona, dove al 5 marzo 2020 era concentrato il 72% dei casi della Regione.

Lo studio prende in considerazione i primi 5.830 casi confermati in Lombardia con sintomi di insorgenza dal 14 gennaio all’8 marzo. L’età mediana è di 69 anni, il 47% dei casi è stato ospedalizzato di cui il 18% in terapia intensiva. Il tempo di trasmissione medio tra casi successivi è stato stimato in 6.6 giorni, mentre il tasso di riproduzione è di 3.1 (il numero atteso di casi generato da uno).

A partire dal 20 febbraio il tasso di riproduzione è diminuito, probabilmente per la maggiore consapevolezza della popolazione. Lo studio ha inoltre indagato sulla carica virale nel naso dei sintomatici e degli asintomatici non trovando differenze significative.

Rispetto ad uno studio analogo svolto nella regione di Wuhan (link), vi sono alcune importanti differenze. L’età mediana è di 59 anni, il tempo di trasmissione medio tra casi successivi, 7.5 giorni, mentre il tasso di riproduzione è di 2.2.

arXiv – The early phase of the COVID-19 outbreak in Lombardy, Italy

https://arxiv.org/abs/2003.09320

DOTARSI DI MODELLI RIGOROSI DI STIMA

La stima del numero di infetti nel corso di un’epidemia è di fondamentale importanza per attuare efficaci misure di contenimento e per valutarne l’efficacia. In quasi tutti i Paesi colpiti i dati a disposizione sono risultati scarsamente affidabili sia per il numero dei decessi sia soprattutto per la sottostima delle persone infette di cui non si riesce a valutare se il fattore sia di 3 o di 300.

Nelle more di efficaci strategie di screening nel nostro Paese, l’adozione di metodologie rigorose di stima può migliorare anche la qualità della comunicazione istituzionale. Un recente studio basato sui dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie utilizza le stime del tasso di letalità per stimare la percentuale di casi sintomatici di COVID-19 riportati in diversi paesi.

Il tasso di letalità viene stimato in quanto quello effettivo non tiene conto della sottostima degli infetti e del ritardo tra e la conferma del caso e il decesso. Le migliori stime del tasso di letalità aggiustato per i casi sottostimati è di 1.38% (ipotesi di base) proveniente da uno studio effettuato su larga scala in Cina.

Se in un Paese il tasso di letalità è più elevato di una certa percentuale rispetto a quello base, il tasso di base si corregge per questa percentuale. Secondo questa metodologia in l’Italia i casi confermati sarebbero solo il 5% del totale. La misura non è corretta per la composizione della popolazione per classi di età dei Paesi un fattore determinante che potrebbe, se applicato all’Italia, una minore sottostima.

cmmid – Using a delay-adjusted case fatality ratio to estimate under-reporting

https://cmmid.github.io/topics/covid19/severity/global_cfr_estimates.html

IL DIFFICILE ESERCIZIO DELLE PREVISIONI

Secondo lo studio dell’Imperial London College redatto dallo staff guidato dall’epidemiologo Neil Ferguson l’emergenza per i sistemi sanitari nazionali non finirà nei tempi ipotizzati, a meno della rapida scoperta di un vaccino idoneo i cui tempi sono stimati ottimisticamente in 18 mesi.

In questo contesto e in assenza di terapie efficaci, si sottolinea l’elevata probabilità di recrudescenza periodica dell’infezione che costringerà i governi di UK e USA, paesi a cui è indirizzato lo studio, a parziali e frequenti lockdown difficilmente sostenibili dal punto di vista sanitario ed economico. È uno scenario inedito e di portata tale da indurre Premier inglese a modificare il suo approccio più gradualista rispetto ad altri Paesi.

La previsione si basa sui Compartmental models sviluppati nel corso di quasi un secolo e ben testati sui dati delle epidemie passate. Il modello più semplice chiamato SIR dall’acronimo di Suscettibili, Infetti e Rimossi fa uso di equazioni differenziali per descrivere come le persone si muovono tra i gruppi e tra diverse categorie di individui.

Questi modelli consentono di valutare casi non diagnosticati e diagnosticati, in modo da fornire spiegazioni anche su test parziali. Un esempio di modello SIR a più parametri è consultabile da questo software on lineL’utilizzo dei modelli SIR nel caso italiano dovrebbe tener conto, per una corretta previsione, anche dei ritardi temporali della diffusione dell’epidemia nelle diverse regioni.

Forecasting COVID-19

https://robjhyndman.com/hyndsight/forecasting-covid19