USA, Cina, Giappone, Italia, Francia, Germania e Inghilterra, stanno affrontando la diffusione dell’epidemia del COVID-19 le cui ripercussioni sull’economia mondiale possono essere ingenti. Nel complesso questi Paesi rappresentano il 60% della domanda e dell’offerta, il 65% della manifattura mondiale e il 41% delle esportazioni mondiali manifatturiere. In particolare, USA, Cina, Germania e Corea del sud, sono l’asse portante delle catene globali del valore. Un instant book del CEPR stima impatto e durata sull’economia globale per ciascun settore.
La produttività in Italia è stagnante da oltre venti anni non solo nel settore manifatturiero ma anche in quello dei servizi di mercato, soprattutto nei settori dove la regolazione è elevata. Servizi professionali, commercio al dettaglio, trasporti ed energia, guadagnerebbero in produttività se si riducessero le barriere all’ingresso o all’uscita. Il contributo del Fondo monetario internazionale fa parte di una serie di Working Paper dedicati all’Italia.
Nel terzo e quarto trimestre del 2019 l’occupazione in Italia è arrivata a un massimo “storico” di 23.4 milioni di unità, superando il valore pre crisi del 2008. Al raggiungimento del livello record dell’occupazione tuttavia non è coinciso un miglioramento della congiuntura. Il report integrato di Istat, Inps, Inail e Anpal, analizza i vari aspetti di questo risultato, evidenziando ombre e luci.
Nell’ambito dell’Health Technology Assessment (HTA), alcuni Paesi hanno adottato analisi costi-efficacia ne tentativo di assicurare i maggiori benefici per la salute possibili con un dato il budget disponibile. I guadagni sanitari sono espressi in anni di vita aggiustati per la qualità (QALY). All’analisi costi-benefici frequentemente viene associata una soglia sulla base delle quali sono prese decisioni sull’allocazione delle risorse. Un contributo OHE sull’importanza delle soglie e delle loro implicazioni.
La Commissione europea, sulla base dei recenti piani European Green Deal e Strategy on Shaping Europe’s Digital Future, ha intenzione di sviluppare una nuova strategia industriale per l’Europa allo scopo di favorire la contemporanea transizione ecologica e digitale. La transizione dovrà influenzare ogni parte dell’economia europea, della società e dell’industria. Il paradigma produttivo si dovrà trasformare da lineare a circolare.

IL CONTAGIO NELLE SUPPLY CHAINS
Le nuove misure emanate dal governo italiano, per contrastare l’epidemia di coronavirus, impongono la chiusura temporanea di numerose attività commerciali e una limitazione di quelle produttive.
L’epidemia è stata dichiarata di recente pandemia dall’organizzazione mondiale della sanità e misure simili saranno presumibilmente adottate a livello globale, analogamente a quanto già avvenuto in Cina e Corea.
Già nella fase iniziale di diffusione del virus si erano avute riduzioni nella domanda e nell’offerta. In questo contesto è fondamentale stimare le conseguenze sull’economia globale e soprattutto i tempi di recupero, vista l’interconnessione dei Paesi industrializzati nelle global value chains.
Nel volume CEPR, gli esperti dell’OCSE stimano una frenata del PIL mondiale dello 0.5% nello scenario di base (epidemia solo in Cina e in pochi Paesi). Nel caso di un contagio più diffuso, la stima è di -1.5%.
Gran parte dell’impatto è dovuto alla diminuzione della domanda ma anche l’incertezza può contribuire a contrarre l’offerta. La forma della crisi, come sintesi della durata, potrà essere a V, ossia una rapida diminuzione seguita da un rimbalzo.
Generalmente in seguito a uno shock dell’offerta e dall’evidenza in altre epidemie la forma della crisi potrà essere a U, ossia può essere previsto un recupero più lento, in particolare per il manifatturiero.
Per il settore dei servizi la forma potrà essere a L, ossia è previsto nessuna recupero o recupero molto difficile a causa della natura stessa dei servizi: dopo la crisi ristoranti, cinema, turismo e trasporti possono avere un incremento della domanda ma fisiologicamente non un raddoppio.
CEPR – Economics in the Time of COVID-19
REGOLAZIONE SENZA PRODUTTIVITÀ
Il settore dei servizi di mercato, ossia servizi destinati alla vendita con un prezzo che assicuri un profitto, nel nostro Paese rappresentava nel 2019 circa il 38% del valore aggiunto , e una quota più consistente delle ore lavorate e dell’occupazione, circa il 47/48%.
I settori dove è maggiormente concentrata l’occupazione sono il commercio al dettaglio e i servizi professionali. Dal 2000 al 2015, la produttività dei servizi di mercato (servizi professionali, commercio al dettaglio, trasporti ed energia) è calata in media del 5%, a fronte di un andamento stabile in Europa.
Guardando ai sottosettori, il calo più consistente si è avuto in quello dei servizi professionali -30%, -20% per alberghi e ristorazione e -20% per altri servizi. Il calo di produttività influenza negativamente anche altri settori in quanto la quota dei servizi sugli input del settore manifatturiero è tra le più alte d’Europa, tra il 22/23%.
Aumentare la produttività nell’economia nel suo complesso richiede anche il rafforzamento della concorrenza nei settori regolati, tra cui i servizi di mercato (link1). Una regolazione elevata limita l’accumulazione di capitale basato sulla conoscenza e limita la riallocazione delle risorse.
Per i servizi professionali, dove il margine è più elevato, si ha maggiore efficienza se si riducono le barriere all’entrata (ossia quote o eccessiva regolazione). Per il commercio al dettaglio e dove i margini sono ridotti, si hanno migliori risultati se si riducono le barriere all’uscita ossia tutte quelle limitazioni, istituzionali e non che impediscono alle imprese più efficienti di sostituire quelle meno produttive.
LAVORO, NEL 2019 UN MERCATO CON PIÙ OMBRE E POCHE LUCI
Nel 2019 il mercato del lavoro sembra aver recuperato e, sotto certi aspetti, migliorato rispetto ai livelli pre-crisi del 2008.
Gli occupati totali hanno superato la soglia dei 23 milioni e il tasso di occupazione è vicino al 60%. Il trend occupazionale è al rialzo analogamente ad altri Paesi UE quali Germania e Spagna sebbene con performance migliori della nostra per cui il gap occupazionale è ulteriormente aumentato.
Analizzando questo risultato dal punto di vista qualitativo, emergono alcune criticità dato che la quantità di lavoro utilizzato, espresso in ore lavorate, è ancora inferiore al 2008. Nel quarto trimestre 2019, le ore lavorate erano 10.9 miliardi, mentre nel primo trimestre 2008 erano 11.5 miliardi.
Negli ultimi tre anni le ore lavorate sono aumentate ad un tasso inferiore alla crescita dell’occupazione. Il maggior ricorso all’occupazione a tempo parziale spiega in buona parte questa tendenza.
Nel 2018 il nostro Paese si avvicina alla UE per la percentuale di occupati a tempo parziale: 20,1% UE e 18.6% Italia, sebbene la quota di occupati involontari a tempo parziale è aumentata nel periodo 2008-2018 al 64.1% dal 40.2% mentre in Europa è diminuita al 23.4% dal 24.5%.
Vi sono profonde differenze sia territoriali sia di genere: nel Mezzogiorno i part time involontari sono l’80% mentre al Centro-Nord il 58.7%; per le donne la percentuale è del 69% 2.2 volte superiore a quella di un uomo.
HTA: RAPPORTO QUALITÀ-PREZZO VS ACCESSIBILITÀ
Il settore sanitario dispone di risorse limitate a fronte di costi sempre maggiori nell’adozione di nuove tecnologie. Le metodologie di Health Technology Assessment (HTA) sono state sviluppate, negli ultimi 50 anni, allo scopo di fronteggiare questa scarsità.
Grazie all’individuazione di livelli di soglia è possibile confrontare l’efficienza di interventi sanitari alternativi in modo da allocare le risorse in modo più efficiente possibile. Nell’ambito dell’HTA la stima della soglia costo-efficacia (CET) determina la quantità ottimale di salute aggiuntiva ottenuta per ogni unità aggiuntiva di risorse spese oltre la quale non investire.
Numerosi studi ritengono l’approccio CET non in grado di stabilire se il guadagno derivante da una nuova tecnologia valga il costo sostenuto. Le difficoltà metodologiche risiedono nella mancanza di comprensione del significato delle soglie e delle loro implicazioni.
Il CET può essere implementato sia dal lato della domanda, sia dal lato dell’offerta. Dal lato della domanda si è nell’ottica di disponibilità a pagare (WTP), in cui il budget totale dell’assistenza sanitaria è teoricamente flessibile.
Dal lato dell’offerta si è in una prospettiva di costo opportunità (OC), in cui i budget totali sono fissi e l’adozione di una nuova tecnologia implica l’abbandono di quella esistente. In entrambi i casi l’uso di una soglia “sbagliata” è uno spreco di risorse.
Infine, anche i guadagni sanitari espressi in termini di QALY non riescono a considerare tutti gli aspetti importanti del valore che una terapia può offrire.
OHE – Are Cost-Effectiveness Thresholds fit for Purpose for Real-World Decision Making?
https://www.ohe.org/publications/are-cost-effectiveness-thresholds-fit-for-purpose
UNA NUOVA POLITICA INDUSTRIALE DIGITALE, VERDE E CIRCOLARE
L’obiettivo del Green new Deal è di trasformare l’Europa nel primo continente al mondo neutrale per il clima entro il 2050.
Secondo le nuove linee guida di politica industriale emanate dalla Commissione europea, tutte le catene del valore industriali, dalle piccole e media imprese (struttura portante dell’industria europea) fino ai settori ad alta intensità energetica, dovranno essere coinvolti per ridurre le proprie impronte di carbonio.
Per accelerare la transizione, dovranno essere fornite soluzioni tecnologiche pulite e convenienti e sviluppando nuovi modelli di business. I prossimi 5 anni saranno decisivi per stabilire le opportune condizioni abilitanti per questa transizione.
Per diventare più competitiva, man mano che diventa più verde e circolare, l’industria avrà bisogno di un approvvigionamento sicuro di energia e di materie prime pulite e a basso costo. È necessario aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo (link1).
È necessario implementare anche infrastrutture aggiornate allo scopo di sviluppare nuovi processi produttivi e creare posti di lavoro nel processo. Nello spirito imprenditoriale di questa strategia, vanno coinvolte le istituzioni dell’UE, gli Stati membri, le regioni, l’industria e tutti gli altri attori pertinenti.