La spesa sociale dei comuni nel 2017 è stata di 7.2 miliardi di euro, +2.5% rispetto al 2016 ed è tornata ai livelli pre 2011. La spesa sociale in Italia è pari allo 0.42% del PIL per un importo medio pro-capite di 119 €, estremamente differenziato territorialmente: 58 € al Sud e 172 € nel Nord-Est.
Nel 2019 il debito Pubblico è aumentato di 28.7 miliardi di euro arrivando a 2,409 miliardi dai 2,381 miliardi del 2018. A livello disaggregato cala di 3.4 miliardi di euro il debito delle amministrazioni locali. La crescita è ormai insufficiente a garantire, a queste condizioni, la sostenibilità della spesa pubblica.
I governi dei vari Paesi OCSE sono alla ricerca di soluzioni per la sostenibilità dei sistemi sanitari e soprattutto della Long Term Care (LTC), la cui crescita è veicolata dal rapido invecchiamento della popolazione. Un sondaggio lanciato dall’OCSE indaga sul ruolo delle assicurazioni private in questo settore.
In Europa il finanziamento a lungo termine basate sul mercato resta limitato perché c’è ancora troppa dipendenza dal credito bancario. In Italia il problema è particolarmente grave, poiché i prestiti alle imprese continuano a essere fortemente limitati, diminuendo del 15% tra il 2011 e il 2018.
Il dibattito sulla riduzione del cuneo fiscale si arricchisce di una proposta tecnica non ufficiale della Commissione europea: finanziare il decremento del gettito dovuto alla riduzione del cuneo grazie a tasse ambientali. Come superare gli effetti regressivi.
SPESA PER PENSIONI ALTA SPESA PER SERVIZI SOCIALI BASSA
In Italia la spesa per servizi sociali è concentrata per l’82% in interventi a favore di famiglie, anziani e disabili. La restante quota della spesa è destinata al contrasto della povertà e disagio adulti (7.4%), ai servizi per gli immigrati (4.8%) e ai servizi generali (5.5%).
Rispetto al 2016 la spesa per famiglie è aumentata del 1.1% quella per gli anziani del 4.7% mentre quella per disabili del 4.1%. La spesa pro-capite per disabili dal 2003 al 2017 è più che raddoppiata passando da 1,478 a 3,140 euro.
Ampi sono i divari territoriali: il 56% della spesa è concentrata nel Nord dove risiede il 46% della popolazione italiana, il 33% nel Centro (31% della popolazione) e l’11% al Sud (23% della popolazione). Riguardo la spesa destinata ai disabili si evidenziano le più forti disparità: al Nord sono erogati servizi per un valore di 5,222 pro-capite mentre al sud è di 1,074.
Tra i paesi europei, l’Italia ha una spesa per protezione sociale tra le più elevate 29.1% sul PIL ne 2017 mentre la media UE27 è del 27.9%.
Disaggregando il dato, il nostro Paese, per quanto riguarda la spesa per pensioni di anzianità, vecchiaia e reversibilità la percentuale sul PIL, ha la quota più elevata in Europa 16.2% a fronte di una media UE27 del 10.9%, mentre per i servizi sociali è tra le più basse d’Europa sia a livello azionale si a livello di governo locale.
ISTAT – La spesa dei Comuni per i servizi sociali | Anno 2017
IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO CONTINUA AD AUMENTARE
Nel 2019 il debito pubblico continua ad aumentare in termini assoluti arrivando a 2409,2 di cui 2.324,8 a carico delle Amministrazioni centrali e 84,4 a carico di quelle locali.
Ciò nonostante il dato del fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (saldo fra le accensioni e i rimborsi di passività finanziarie), grazie al quale l’incremento del debito pubblico è stato più contenuto di 4.4 miliardi e nonostante la diminuzione del debito delle amministrazioni locali.
In seguito a una revisione del calcolo del debito pubblico in linea con le nuove linee guida dell’Eurostat, il rapporto debito/PIL nel 2018 è stato rivisto al rialzo 134,8%, con una previsione alla fine del 2019 di 135,7%. L’ultima grandezza era stata stimata, nel Documento programmatico di bilancio 2020, ipotizzando una crescita annua del PIL reale dello 0,1% e dello 0.3% rispetto al quarto trimestre dell’anno precedente (4T/4T).
I recenti dati provvisori dell’ISTAT riportano una stima del PIL reale in aumento dello 0.2% e dello 0.3% 4T/4T mentre per quanto riguarda il rapporto rispetto al PIL bisognerà attendere fine aprile i dati ISTAT definitivi del 2019. Il futuro non si prospetta roseo per l’economia italiana perché, oltre la crescita asfittica degli ultimi due anni, la Commissione europea nelle previsioni d’inverno ha visto al ribasso sia le stime per il 2020 (+0.3) sia quelle per il 2021 (+0.6) entrambe di 0.1 p.p.
Con questi dati, a meno di profonde riforme strutturali dal lato della spesa, la strada del risanamento dei conti pubblici si fa sempre più ardua.
Banca d’Italia – Finanza pubblica: fabbisogno e debito – dicembre 2019
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/finanza-pubblica/index.html
IL “CATTIVO” STATO DEL MERCATO DEI CAPITALI IN ITALIA
Nell’ultimo rapporto sulle economie regionali della Banca d’Italia, dedicato alla domanda e l’offerta di credito a livello territoriale, emergono lievi segnali di irrigidimento dell’offerta di credito a partire dal secondo semestre del 2018 confermati nel primo semestre 2019.
Anche dopo la grande crisi finanziaria del 2007 si era avuto un periodo prolungato di restrizione dell’accesso al credito. La dipendenza delle imprese dal credito bancario è un punto debole delle imprese e il ricorso al mercato dei capitali è limitato.
Negli ultimi dieci anni, in media, meno di quattro società all’anno si sono quotate sul mercato regolamentato della borsa italiana e la capitalizzazione di mercato italiana in percentuale del PIL è ben al di sotto di quella di analoghi Paesi europei.
Nonostante l’Italia sia una delle economie europee con la più alta percentuale di imprese ad alta crescita (23%), il sistema economico nel suo complesso non riesce a beneficiarne in quanto il tessuto produttivo è dominato da piccole imprese con bassa produttività.
Il report OCSE auspica per le imprese ei risparmiatori italiani di avere l’opportunità di beneficiare che i moderni mercati dei capitali possono offrire. Ciò richiede che le strutture istituzionali, il quadro normativo e i processi amministrativi siano idonei allo scopo e adeguati agli attuali sviluppi internazionali.
OECD – Capital Market Review of Italy
https://www.oecd.org/corporate/oecd-capital-market-review-italy.htm
IL PRIVATO A SOSTEGNO DELLA LONG TERM CARE
Nel 2016 in Italia la spesa pubblica LCT per tutte le classi di età è stimata in 1.7 p.p. rispetto al PIL. La componente sanitaria, circa il 40% (0.68% sul PIL) del totale, è erogata a livello regionale dalle ASL, mentre la componente sociale è erogata dai Comuni in varie forme (si veda la segnalazione sulla spesa sociale dei Comuni in questo Digest).
Circa 3/4 della spesa è destinata ad individui con età superiore a 65 anni. I privati hanno un ruolo preponderante in questo settore in quanto gestiscono il 65% dei posti letto LTC. L’incremento della componente anziana della popolazione pone preoccupazioni sul controllo della spesa, stimato dalla Ragioneria Generale dello Stato per la componente sanitaria in 1.1% del PIL nel 2070.
Nel 2018 il Comitato delle pensioni e delle pensioni private (IPPC) dell’OCSE ha lanciato il progetto sull’assicurazione per l’assistenza e la salute a lungo termine che esamina la complementarità della rete di sicurezza sociale con il mercato delle assicurazioni private nel 2018. In particolare, il progetto esamina come le assicurazioni potrebbero supportare i sistemi pubblici di assistenza a lungo termine e sistemi di assistenza sanitaria, oltre a considerare il finanziamento dell’assistenza e della salute a lungo termine.
Sebbene il mercato assicurativo LTC sia limitato nella maggior parte dei paesi (la Germania ha il mercato più grande in Europa con contratti per un valore di 4 miliardi), il riconoscimento e la necessità di un mercato sono forti a supporto e integrazione della spesa pubblica.
OECD – Long Term Care and Healthcare Insurance in OECD and Other Countries
https://www.oecd.org/finance/long-term-care-health-care-insurance-in-oecd-and-other-countries.htm
DETASSARE IL LAVORO IN UNA PROSPETTIVA GREEN
Un recente rapporto dell’OCSE sulla tassazione dei salari evidenzia come in Italia le contribuzioni obbligatorie sul lavoro dipendente siano tra le più alte nell’area OCSE.
Nel 2018 per un single, occupato full time, il rapporto tra le tasse pagate, inclusi i contributi sociali, e il corrispondente costo totale del lavoro per il datore di lavoro, il cd cuneo fiscale, è stato per la Germania il 49.5% e per l’Italia del 47.9% mentre la media OCSE era del 36.1%.
Per le coppie con due figli e un solo percettore di reddito full time il cuneo fiscale in Francia era il 39,4% e in Italia il 39,1% contro una media OCSE del 25.3% .
Molti Paesi stanno percorrendo la strada della riduzione del peso delle tasse sul lavoro ma per l’Italia, e non solo, è difficile trovare coperture alternative in sostituzione del mancato gettito.
La Commissione europea lo scorso 14 gennaio ha presentato il Green New Deal Investments Plan dove si prevede l’attivazione di almeno 1 trilione di euro di investimenti sostenibili nel prossimo decennio. Il ricorso alla fiscalità può contribuire con efficacia alla transizione verso un’economia neutrale dal punto di vista climatico e contestualmente contribuire alla copertura del mancato gettito in seguito a riduzioni del cuneo fiscale.
Per limitare gli effetti regressivi sul ciclo economico di questi provvedimenti, che colpirebbero le fasce più deboli della popolazione, dovrebbero essere individuate misure compensative sotto forma di benefici o sussidi.
ECFIN – Tax wedge on labour: shifting tax burden from labour to other forms of taxation