Le serie dei conti economici territoriali del 2018, pubblicati nella settimana in corso revisionate nella metodologia ma ancora provvisorie, confermano un quadro in cui il Mezzogiorno d’Italia è sempre più distante dal resto del Paese sia in termini di PIL pro-capite, sia in termini di reddito disponibile, sia in termini di produttività, sia infine per l’elevata incidenza del lavoro irregolare.
Gli investimenti pubblici nel nostro Paese sono in diminuzione da una decina d’anni. tra quelli in corso di realizzazione, una criticità importante è legata ai tempi di attuazione tradizionalmente molto lunghi. Secondo un rapporto periodico dell’Agenzia per la Coesione territoriale, nel 2018, i tempi medi erano di 4.4 anni mentre erano 4.5 nel 2014. Un recente studio della Banca d’Italia ne analizza le determinanti.
La spesa statale regionalizzata è l’attribuzione a livello territoriale di una parte rilevante delle spese dello Stato. La Ragioneria generale dello stato ha pubblica le stime per il 2018, dopo la revisione delle serie dal 2013 al 2017. I dati assumono una valenza rilevante nel dibattito sul regionalismo differenziato sulla redistribuzione e sulla spesa efficiente delle risorse pubbliche.
Il recente rapporto sul patrimonio immobiliare per l’anno 2016, a cura del Dipartimento delle finanze e dell’Agenzia dell’entrate, conferma che gli italiani hanno una predilezione per l’acquisto dell’abitazione principale. Tre quarti di essi vive in case di proprietà, un valore tra i più elevati nei paesi dell’area dell’euro dove questa percentuale è del 66%. Nei Paesi “core” la Germania 57% ha la quota più bassa, la Francia 65%, mentre la Spagna ci supera con il 77%.
Durante la crisi sovrana in Europa, le istituzioni internazionali hanno aggiustato gradualmente verso l’alto le previsioni sui moltiplicatori fiscali. Grazie a un nuovo database della Commissione europea è stato possibile ricostruire l’andamento previsionale, tenendo conto che i reali moltiplicatori ex post crisi sono stati sempre inferiori all’unità.
MEZZOGIORNO SEMPRE PIÙ DISTANTE DAL RESTO DEL PAESE
In attesa dei dati completi, il cui rilascio è previsto prima della prossima estate, i conti territoriali per il triennio 2016-2018 confermano alcune tendenze ormai cristallizzate nelle differenze territoriali italiane.
l PIL pro-capite nel Mezzogiorno nel 2018 è stato di 19mila euro contro i 36mila del Nord-ovest circa 1,9 volte in meno. La regione con il PIL pro-capite più basso è la Calabria con 17mila euro, la provincia autonoma (PA) di Bolzano ha il PIL pro-capite più elevato con 47mila euro, un differenziale di poco più di 30mila euro.
Analogamente per il reddito disponibile, la PA di Bolzano ha il valore più elevato con poco più di 25mila euro, mentre la Calabria con poco meno di 13mila euro. A livello provinciale, la provincia con il rapporto tra il valore aggiunto sulla popolazione più elevato è Milano con 49mila euro pro-capite mentre quello più basso si ha nel Sud Sardegna con 13mila euro. Con i dati del numero di ore lavorate e delle unità di lavoro a tempo pieno (ULA), disponibili prossimamente, si avrà un quadro meglio confrontabile.
Per quanto riguarda il lavoro irregolare sul valore aggiunto, la regione Calabria ha l’incidenza maggiore con il 9.4%, mentre l’incidenza dell’economia sommersa è del 21.8%, seguita dalla Campania con rispettivamente l’8.5% e il 20.5%. Il Mezzogiorno si attesta al 19.4% di economia sommersa contro i 10.6% del Nord-ovest.
PIÙ DEL CODICE POTÈ L’AMMINISTRATORE
I tempi di realizzazione delle opere pubbliche sono un importante indicatore dell’efficienza dell’azione pubblica amministrazione. Gli investimenti inoltre sono essenziali per la crescita di un Paese. La BCE, ad esempio, stima che nel medio-lungo periodo, gli investimenti pubblici realizzati in modo efficiente possono avere un moltiplicatore del PIL di 1.8.
Anche altre istituzioni internazionali come Commissione europea e FMI, stimano moltiplicatori non inferiori all’unità nello stesso orizzonte temporale. Grazie alla banca dati realizzata dall’Agenzia per la coesione territoriale (ACT), sono analizzate le determinanti dei tempi di realizzazione delle opere pubbliche iniziate dal 2000 al 2013 con un focus sul Mezzogiorno. I risultati sono piuttosto controintuitivi.
I tempi maggiori sono legati alla progettazione e ad attività accessorie di tipo amministrativo. Contrariamente a quanto si ritenga, non contano le dimensioni delle stazioni appaltanti mentre la tipologia di procedura utilizzata per l’affidamento, a parità di tipologia di opera e di localizzazione, incide solo marginalmente sui tempi.
Le determinanti con un’incidenza maggiore sono legate alle caratteristiche della composizione sia del personale amministrativo sia delle caratteristiche dei sindaci e degli amministratori.
Per quanto riguarda il primo aspetto i tempi sono negativamente correlati al titolo di studio dei dipendenti e all’età media. Per quanto riguarda il secondo aspetto, i tempi sono negativamente correlati con il genere femminile degli amministratori e con gli anni di carica dei sindaci.
Banca d’Italia – Tempi di realizzazione delle opere pubbliche e loro determinanti
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2019-0538/index.html
REGIONI E PROVINCE AUTONOME MAGGIORI DESTINATARIE DELLA SPESA REGIONALIZZATA
La spesa complessiva dello Stato italiano nell’anno 2018 è stata di 591.6 miliardi di euro di cui 38.6 in conto capitale. È stato possibile regionalizzare 276.1 miliardi circa il 46.7%, di cui 10.3 miliardi in conto capitale.
La quota maggiore è rappresentata da trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche per un ammontare di 141.5 miliardi di euro. Al netto degli interessi sul debito pubblico, il 36% della spesa è attribuito alle Regioni del Mezzogiorno, il 24% alle Regioni del Centro e il 40% alle Regioni del Nord.
Alle Regioni e province autonome a statuto speciale è attribuita poco più del 20% della spesa. Osservando i dati pro-capite, tutte le regioni e province autonome, tranne la Sicilia, mostrano valori tra i più elevati: si va dai 9,870 euro della provincia autonoma (PA) di Bolzano ai 6,108 della Sardegna. La regione con la spesa pro-capite più bassa è la Lombardia con 2,915 euro seguita da Veneto (3,116) ed Emilia-Romagna (3,200).
Se consideriamo l’incidenza della spesa in % del PIL regionale, per la Sardegna quasi il 30% e la Sicilia il 24%. Tra le altre Regioni del Sud, per la Calabria l’incidenza è del 24% mentre per la Campania è del 21%. Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto sono le Regioni che vedono un minor impatto con rispettivamente 7.6%, 9% e 9,4%.
Le istanze federaliste prendono spunto da questi dati che vanno rettificati per tenere conto anche delle tasse pagate da ciascuna Regione e calcolare i cosiddetti residui fiscali che hanno tuttavia ampi margini di discrezionalità non essendo rilevazioni routinarie di contabilità nazionale.
RGS – La spesa statale regionalizzata. Anno 2018 – Stima provvisoria
GLI ITALIANI E LA CASA DI PROPRIETÀ
Il 75% degli italiani vive in una casa di proprietà con differenziazioni territoriali: nel Mezzogiorno si ha la quota maggiore di proprietari con il 78,7% mentre al Centro si ha la quota minore 72%. Gli immobili sono 57 milioni, il 49,5% sono localizzati al Nord, il 18,7% al Centro e il 31,85 al Sud e Isole.
Il valore complessivo degli immobili, considerando tutte le tipologie di proprietari, è superiore ai 6,000 miliardi di euro (in media 3.6 volte il PIL), il 50% al Nord e il restante suddiviso tra Centro e Mezzogiorno. In sole due Regioni, Lombardia (1,000 miliardi di euro) e Lazio (760 miliardi) è concentrato il 30% del patrimonio immobiliare.
Il valore patrimoniale in % al PIL varia da Regione a regione: si va dal 6.2 volte del PIL regionale della Val D’Aosta e ai 5.6 della Liguria i valori più elevati, ai 2.8 della Basilicata ai 2.7 della Lombardia, i valori più bassi.
Il prelievo sul patrimonio immobiliare generato da imposte ricorrenti (versamenti annuali da parte del proprietario in proporzione del valore della proprietà), nel 2016 è il 1,3% del PIL contro lo 0.5% del 2010 e supera la media OCSE del 1.1%. Tra i Paesi europei, la Germania ha un livello di tassazione più basso, inferiore allo 0.5% del PIL mentre nel Regno Unito è superiore al 3% e in Francia si attesta al 2.8%.
MEF – Gli immobili in Italia 2019
https://www.finanze.it/opencms/it/archivio-evidenza/evidenza/Gli-Immobili-in-Italia-edizione-2019/
CONTINUA IL DIBATTITO SUI MOLTIPLICATORI FISCALI IMPLICITI
L’aggiustamento fiscale ha effetti negativi sulla crescita e in quale misura? Tra il 2011 e il 2012, all’apice della crisi del debito sovrano in Europa il tasso di crescita del PIL è stato minore di quanto previsto soprattutto in quei Paesi dove la crisi era più forte.
Secondo un lavoro molti dibattuto di Blanchard e Leigh (2014), gli analisti avevano sottostimato di molto gli effetti negativi del consolidamento fiscale sulla crescita in quanto il moltiplicatore fiscale implicito reale era maggiore e superiore all’unità.
Sui dati forniti da un database della Commissione europea, è possibile analizzare i dati delle le previsioni regolari e le previsioni fatte nell’ambito della procedura per i disavanzi eccessivi (EDP).
La differenza tra i due set di previsioni consiste nel considerare nella EDP una componente esogena tale da specificare l’entità del risanamento di bilancio aggiuntivo necessario per ridurre un disavanzo eccessivo al di sotto della soglia del 3% del PIL entro un determinato anno.
Nei primi anni della crisi, i previsori avevano mantenuto molto basso il livello dei moltiplicatori impliciti a valori vicini allo 0.25 (nel 2009 0.1) di media, quando il valore standard è di 0.5, con il passare del tempo a mano a mano che la crisi peggiorava tra il 2012 e il 2015, le previsioni si sono adeguate e il moltiplicatore è stato previsto in 0.66 di media.
I risultati dello studio confermano la sottostima dei deflatori impliciti ma solo perché i valori di partenza erano stati troppo ottimistici. Le previsioni di fatto si sono basate su moltiplicatori fiscali a valori via via crescenti ma, alla prova dei fatti, le ipotesi di Blanchard e Leigh si sono rivelate errate perché i moltiplicatori impliciti ex-post sono inferiori all’unità.
VoxEU – Learning about fiscal multipliers during the European sovereign debt crisis
https://voxeu.org/article/fiscal-multipliers-during-european-sovereign-debt-crisis