La problematica relazione tra livello di debito pubblico e rischio di crisi fiscale, è scandagliata da un recente paper del Fondo Monetario Internazionale. Con alti livelli di debito, i Paesi emergenti e quelli a basso reddito hanno una maggiore probabilità di incorrere in crisi fiscali rispetto a quelli delle economie avanzate, questi ultimi vulnerabili anche quando i tassi d’interesse sono bassi.

Nel mercato farmaceutico, gli accordi di entrata gestita tra le autorità e le industrie farmaceutiche rivestono un ruolo importante. Una pubblicazione dell’OCSE indaga se tali accordi riescono a centrare gli obiettivi di prezzo e di diffusione dei nuovi farmaci, tutelando pazienti, imprese e pagatori.

Il nuovo Patto per la salute 2019-2021, approvato alla fine del 2019, assegna maggiori fondi alla Sanità e introduce misure per sbloccare le assunzioni di personale per le Regioni più carenti prevedendo un tetto flessibile. Altre misure, quali l’abolizione del superticket, sono già entrate nella legge di bilancio 2020.

Il quadro sulla salute e sanità degli italiani nell’annuario dell’Istat 2019 rappresenta una situazione nell’ultimo quinquennio sostanzialmente stabile. Lieve flessione dei medici di medicina generale (i cd medici di famiglia), stabili i posti letto ordinari. Diminuiscono le dismissioni ospedaliere.

L’invecchiamento della popolazione come determinante principale dell’incremento della spesa sanitaria è stato messo in discussione da uno studio in cui i costi legati alla morte hanno un peso predominante. A venti anni dalla pubblicazione, una rassegna fa il punto su una relazione difficile da sbrogliare.

QUANDO IL DEBITO PUBBLICO È ALTO C’È RISCHIO DI CRISI ANCHE CON TASSI BASSI

Il crescente livello del debito pubblico tra i Paesi negli anni successivi alla grande crisi finanziaria pone un interrogativo sulla sostenibilità nel medio e nel lungo termine e sui rischi Paese ad esso associati.

Se l’elevato livello del debito fosse considerato con certezza precursore di una crisi fiscale, gli interventi espansivi di policy andrebbero necessariamente limitati durante una recessione. Nella letteratura, tuttavia, l’evidenza empirica fornisce risposte non definitive. Inoltre, la recente stagione di tassi di interesse molto bassi, anche negativi, ha fatto affermare ad importanti economisti (si veda ad esempio il dibattito avviato da Olivier Blanchard nel 2019) che, finché il differenziale crescita-interessi è basso o addirittura negativo, i governi possono praticare politiche fiscali espansive senza correre rischi di crisi fiscali.

Uno studio basato su tecniche di intelligenza artificiale (IA), individua quali indicatori sono da considerare predittivi di una crisi fiscale. Il livello del debito pubblico si conferma l’indicatore predittivo più importante, sebbene la relazione con la probabilità di crisi finanziaria sia non lineare. Un risultato rilevante dello studio è che anche l’interazione tra il debito pubblico con l’inflazione e con gli squilibri esterni sono indicatori precursori importanti tanto quanto il livello del debito pubblico.

I livelli di soglia sono differenziati per cluster di Paesi: per le economie avanzate il livello soglia del debito pubblico è del 70%, per le economie emergenti è del 30%, mentre per i Paesi a basso reddito il livello è ancora più basso. L’interrelazione con altri fenomeni quali inflazione e squilibri esterni, non mette al riparo tutte le economie anche in periodi di tassi bassi.

IMF – Debt Is Not Free

https://www.imf.org/en/Publications/WP/Issues/2020/01/03/Debt-Is-Not-Free-48894

COME GOVERNARE L’INCERTEZZA NEL LANCIO DI NUOVI MEDICINALI

L’iter di adozione di un nuovo medicinale o di una tecnologia medicale pone numerose incertezze su quale sarà l’efficacia, la copertura e soprattutto l’impatto finanziario complessivo.

Per questo motivo nei Paesi OCSE ed EU si stipulano tra le imprese farmaceutiche e di dispositivi medici e i pagatori o le autorità regolatrici di prezzo (per l’Italia, l’Agenzia italiana del farmaco AIFA e le Regioni o singole ASL), degli accordi di entrata gestita (Managed entry agreements MEAs) allo scopo di minimizzarne i costi e di massimizzarne la diffusione.

Accordi finanziari molto frequenti, sono stati utilizzati in passato dai due terzi dei Paesi. Essi mirano a ridurre i prezzi e/o l’impatto sul budget dei medicinali senza rivelare concessioni di prezzi a terzi e senza collegarli alla performance del prodotto. Altre tipologie di MEAs, meno frequenti, riguardano accordi basati sulla prestazione, che subordinano la copertura, i pagamenti alle imprese o gli sconti versati dalle imprese, alla prestazione del prodotto.

Gli accordi più comuni sono il pagamento a livello di paziente per risultato (PbR) e copertura a livello di popolazione, con sviluppo di prove (CED). È difficile valutare se i MEAs siano stati efficaci fin ora. La valutazione pubblica di questi accordi è resa difficoltosa a causa della loro natura confidenziale. Delle interviste a esperti di settore emerge che i CED sono utilizzati sempre meno perché inadeguati a ridurre l’incertezza mentre i PbR, sebbene ancora largamente utilizzati, sono molto costosi in termini di raccolta ed elaborazione dati.

OECD – Performance-based managed entry agreements for new medicines in OECD countries and EU member states

https://www.oecd-ilibrary.org/social-issues-migration-health/performance-based-managed-entry-agreements-for-new-medicines-in-oecd-countries-and-eu-member-states_6e5e4c0f-en

NUOVO PATTO PER LA SALUTE: SALE IL TETTO DI SPESA PER IL PERSONALE

Il nuovo Patto per la salute 2019-2021 presenta numerose novità sia dal punto di vista del finanziamento del SSN sia per quanto riguarda il personale. Il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) è incrementato di 3.5 miliardi di euro così suddivisi: due miliardi nel 2020 e 1,5 miliardi nel 2021.

Per fronteggiare la carenza di infermieri e medici specialisti, le spese del personale potranno essere aumentate, fermo restando il livello del 2018, di un importo pari al 10% (5 p.p. in più rispetto a quanto previsto dal Decreto-Legge 30 aprile 2019, n. 35) dell’incremento del Fondo sanitario regionale rispetto all’anno precedente. Nel caso di ulteriori fabbisogni di personale la percentuale sale al 15%, fermo restando la sostenibilità finanziaria dei conti e previa valutazione del Tavolo tecnico per gli adempimenti e del comitato LEA.

Le misure sono attuate nell’attesa “dell’adozione di una metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale degli enti del Servizio sanitario nazionale”, che si sarebbe dovuta definire entro 40 giorni dall’approvazione della legge di bilancio 2019. A partire dal 2021 l’incremento di spesa di personale è subordinato all’adozione di tale metodologia.

Tra le varie criticità affrontate, vi è quello della spesa in conto capitale. In seguito ad una ricognizione sullo stato del patrimonio immobiliare e tecnologico del SSN viene evidenziata anche la necessità di procedere a interventi infrastrutturali per 32 miliardi di euro e si è convenuto di incrementare, a tal fine, nel tempo le risorse per l’edilizia sanitaria.

Conferenza Stato-Regioni – Patto per la salute 2019-2021

http://www.regioni.it/newsletter/n-3750/del-07-01-2020/patto-per-la-salute-2019-2021-il-testo-20616/

CALANO I MEDICI DI MEDICINA GENERALE, STABILI I POSTI LETTO OSPEDALIERI

Dell’annuale Annuario Istat prendiamo in considerazione alcune tra le evidenze più importanti del Capitolo 4 dedicato a Sanità e salute.

Quanto emerge dal rapporto è in linea con le recenti trasformazioni dell’offerta del SSN e dei relativi fabbisogni di personale emersi negli ultimi anni.

Per quanto riguarda l’assistenza territoriale, il numero dei medici di medicina generale (MMG) è in lieve ma costante calo. A partire dal 2013 si sono perse 1,472 unità pari al 3.3% e il tasso di MMG per 10,000 abitanti, è passato da 7.5 medici del 2013 a 7.2 del 2017. Si evidenzia anche una certa variabilità regionale in quanto si va dai 6.2 medici della Lombardia agli 8.5 di Basilicata e Molise.

Per quanto riguarda l’offerta ospedaliera, i posti letto ordinari per 1,000 abitanti è stabile e si è ormai attestata da qualche anno a 3.2, al di sotto della media nazionale stabilita per legge di 3.7 per 1,000 abitanti. Anche in questo caso si rilevano variabilità regionali: si va dai 3.7 posti letto del Trentino Alto-Adige ai 2.5 posti letto di Calabria e 2.6 di Campania. Nel Sud e nelle Isole dove il dato è rispettivamente di 2.7 e 2.8 si hanno valori più bassi di Nord-Est e Nord-Ovest dove si ha un’offerta più elevata (3.5).

Sul dato, che solo in parte giustifica l’elevata mobilità sanitaria da Meridione verso il Nord del Paese, pesano le recenti ristrutturazioni dell’offerta legate ai piani di rientro concentrati principalmente nelle Regioni meridionali.

ISTAT – Annuario statistico italiano 2019

https://www.istat.it/it/archivio/236772

INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE E SPESA SANITARIA, ANCORA UN FALSO INDIZIO?

Se si osservano i profili di spesa sanitaria pro-capite per classi di età, dai 60 anni in poi, la spesa risulta anche 8 volte superiore a quella di individui più giovani.

L’evidenza ha dato origine a numerose analisi sull’incremento della spesa sanitaria che dipenderebbe soprattutto dal rapido invecchiamento della popolazione. Questa conclusione è stata messa in discussione una ventina di anni fa da un lavoro di Zweifel, Felder and Meier, in cui si criticava l’utilizzo di correlazioni di due o più variabili nello stesso periodo di tempo negli esercizi di previsione della spesa sanitaria futura.

La conclusione degli autori che gran parte della correlazione tra spesa sanitaria e invecchiamento della popolazione deriva dagli elevati costi legati alla morte. L’incremento della longevità sposterebbe questi costi sulle età più avanzate.

In seguito, è fiorito un dibattito accademico volto a testare l’ipotesi su numerosi dataset e in contesti diversi. La conclusione della rassegna conferma il ruolo dell’invecchiamento della popolazione nell’incremento della spesa sanitaria, sebbene essa dipenda più dalla Long Term Care che dalle cure acute.

Infine, si può sostenere che il tasso di crescita causato dall’invecchiamento della popolazione è piccolo rispetto a quello dovuto ad altri fattori temporali come il progresso tecnico e il PIL pro-capite in costante aumento.

cesifo – The “Red Herring” after 20 Years: Ageing and Health Care Expenditures

https://www.cesifo.org/en/publikationen/2019/working-paper/red-herring-after-20-years-ageing-and-health-care-expenditures