Il rapporto annuale della Banca d’Italia sulle economie regionali evidenzia come a 10 anni dalla crisi finanziaria, il PIL del Mezzogiorno è ancora dieci punti percentuali inferiore a quello del 2007, mentre nel Centro Nord è di 3 punti percentuali inferiore. Il ruolo dei Fondi europei nella riduzione del gap con il resto del Paese.
Il recente rapporto dell’OCSE sullo stato di salute della popolazione dei Paesi OCSE mette a confronto diversi indicatori per valutare lo stato di salute della popolazione e la qualità dei servizi sanitari erogati. Ne risulta un quadro molto differenziato tra Paesi, con aspettativa di vita in diminuzione, obesità e consumo di alcool in aumento e rapido invecchiamento della popolazione. Viene vagliata la sostenibilità dei sistemi sanitari con stime che nel 2030 vedono aumentare la spesa al 10.2% del PIL.
I sostenitori del regionalismo differenziato basano le loro argomentazioni anche sulla scorta degli ingenti residui fiscali a carico delle Regioni del Nord. Vista la natura politica e non contabile di questa grandezza, si ha necessità di avere a disposizione dati più precisi. La Ragioneria generale dello Stato, nell’ultimo report, aggiorna le serie storiche della spesa statale regionalizzata grazie all’utilizzo di banche dati che migliorano le assegnazioni ed evitano di effettuare successive stime.
Una valutazione a posteriori della riforma pensionistica in Germania rivela un miglioramento del mercato del lavoro per le classi di età interessate. Nel caso cambino le leggi, le caratteristiche del datore di lavoro hanno un ruolo preponderante nella durata sulla durata della loro vita lavorativa.
Quali sono le determinati della crescita della spesa sanitaria nel tempo? Nel recente passato si è dibattuto se fossero più importanti i costi legati alla morte oppure all’invecchiamento della popolazione. Un recente paper del CHE allarga la visuale grazie alla rassegna di 106 studi in un periodo che va dal 2008 al 2017. Il ruolo dei costi è, oltre a quello dell’invecchiamento della popolazione, legato alle attività legate all’assistenza ospedaliera.
UNA VALUTAZIONE DEI FESR PER MIGLIORARE LE AZIONI DI POLICY
Le imprese del Mezzogiorno sono contraddistinte da una produttività inferiore alle imprese del Centro Nord. Quali sono stati gli effetti dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale (FESR) sulla produttività totale dei fattori (TFP) il 2007 e il 2015?
La TFP è una grandezza economica fondamentale perché misura la crescita del valore aggiunto dovuta al progresso tecnico, alle nuove conoscenze e ad altri fattori non osservabili (oltre l’incremento del valore aggiunto dovuto al capitale e al lavoro). Il programma FESR ha stanziato fondi per 35 miliardi di euro, cofinanziamento italiano incluso, 29 dei quali nel Mezzogiorno.
La metà dei finanziamenti è stata destinata ad interventi infrastrutturali, 6 miliardi circa come incentivi alle imprese e il resto in acquisti in beni e servizi della Pubblica Amministrazione.
I programmi che hanno avuto un impatto positivo sono quelli in interventi infrastrutturali ma solo nei sistemi locali del lavoro (SLL) caratterizzati da una migliore qualità istituzionale.
Gli incentivi alle imprese non hanno avuto i risultati sperati, probabilmente perché destinati a imprese che già avrebbero investito, così come gli acquisti di beni e servizi della Pubblica Amministrazione hanno avuto effetti nulli.
POLITICHE SANITARIE IN ITALIA, LE RICETTE DELL’OCSE
L’Italia, nonostante abbia una spesa sanitaria rispetto al PIL inferiore a quella della media OCSE, ha un’offerta sanitaria in linea con gli standard ed è mediamente di buona qualità
Gli elementi positivi sono l’aspettativa di vita alla nascita, in media tra uomini e donne, di 83 anni, quarto Paese dopo Giappone, Svizzera e Spagna. La mortalità evitabile è bassa in quanto si registrano, in media, 143 decessi prevedibili su 1000 persone contro la media OCSE di 208.
Sebbene l’incremento della vita media stia rallentando, nel nostro Paese il rallentamento è meno marcato: dal 2012 al 2017 il guadagno di vita in mesi è stato di 8.4 mesi contro i 14.4 del quinquennio 2002-2007 (- 6 mesi). In alcuni Paesi il differenziale è stato maggiore come in Francia o nei Paesi Bassi dove la perdita è stata di 15,6 mesi.
Il nostro sistema sanitario presenta anche numerose ombre. Le principali criticità riscontrate nel rapporto sono la prescrizione elevata di antibiotici il cui consumo in termini di dose definita giornaliera è secondo solo alla Grecia. Questo ha comportato un aumento dell’antibiotico resistenza, soprattutto nel caso di ricovero in ospedale.
L’invecchiamento rapido della popolazione (più del 20% della popolazione con età superiore a 65 anni) ricade principalmente sulle spalle delle donne per l’assistenza informale. Alta anche l’incidenza delle demenze che sono 23 ogni 1000 abitanti
Le ricette OCSE sono le seguenti: incrementare il numero dei posti letto Long Term Care (LTC), erogare l’assistenza sanitaria di base attraverso team di professionisti e implementare campagne di sensibilizzazione sull’uso corretto degli antibiotici.
OECD – Health at a glance 2019
OECD – Health at a glance 2019 – Italy
https://www.oecd.org/health/health-systems/health-at-a-glance-19991312.htm
REVISIONI DELLE SERIE PER UNA CONTABILITÀ PIÙ PUNTUALE
Nel 2017 le spese correnti dello Stato, attribuibili alle Regioni, al netto degli interessi sui titoli di stato, rappresentano poco meno del 48% (258 miliardi su 539) mentre le spese in conto capitale sono 11 miliardi su 52, circa il 20%. Complessivamente la spesa regionalizzata è circa il 45,5% della spesa finale totale dello Stato.
Poco più della metà dei trasferimenti correnti sono costituiti da trasferimenti alle Amministrazioni pubbliche, mentre poco più della metà delle spese in conto capitale sono contributi agli investimenti e alle imprese per un importo pari a 8.5 miliardi.
La spesa si contraddistingue per un’elevata variabilità territoriale: le aree maggiormente destinatarie, in percentuale al PIL, sono le Regioni a statuto speciale e le Provincie autonome. In termini relativi, per la Sardegna si arriva a quasi il 30% del PIL regionale, con una spesa di poco inferiore seguono la Val d’Aosta con il 27%, Molise, Sicilia, Bolzano e Calabria con il 24%.
Nelle quattro grandi Regioni del Nord, la spesa regionalizzata rappresenta una parte minoritaria del reddito: 10% in Piemonte, 8% in Emilia-Romagna, e Veneto mentre Lombardia il 7%.
La revisione delle serie storiche ha interessato gli anni 2013-2017, in particolare per le spese per il personale del comparto della Difesa e sugli acquisti dei beni e servizi per una ripartizione puntuale della spesa.
GLI EFFETTI DELLA RIFORMA DELLE PENSIONI SULLA DOMANDA DI LAVORO
Nel 1992, in largo anticipo rispetto ai Paesi europei, la Germania ha varato una riforma delle pensioni che ha incrementato l’età pensionabile gradualmente da 60 a 65 anni (quest’ultima è la Normal retirement age NRA) mentre per le donne è prevista la possibilità di andare in pensione anticipatamente a 60 anni (Erly retirement age ERA) a fronte di una riduzione dell’assegno mensile.
Nel periodo di attuazione della riforma, i lavoratori della classe di età 60-65 si sono trovati a modificare la domanda di lavoro: scegliere di andare in pensione anticipatamente subendo delle riduzioni dell’assegno pensionistico o continuare a lavorare. Le deduzioni pospongono l’uscita dal mercato del lavoro, con effetti benefici sul tasso di occupazione e di disoccupazione di questa classe di età.
Gli effetti della riforma sono dipesi anche dalle caratteristiche del datore di lavoro. Le imprese con più dipendenti anziani rispetto a quelli giovani, con minore intensità di ricerca e sviluppo, e con un maggior grado di contrattazione collettiva consentono ai lavoratori di restare al lavoro tra i 60 e i 65 anni, anche ricorrendo a forme di pensionamento parziale. Nel caso di imprese diverse da quelle menzionate, i lavoratori hanno esperienza di periodi di disoccupazione più lunghi.
DIW – The Role of Labor Demand in the Labor Market Effects of a Pension Reform
PERCHÉ LA SPESA SANITARIA CRESCE NEL TEMPO
La tendenza generalizzata nei Paesi industrializzati è l’incremento nel tempo della spesa sanitaria a tassi maggiori del tasso di crescita del PIL e del debito pubblico.
Nel Regno Unito, dove il sistema sanitario è di concezione analoga a quello italiano, sono state recentemente poste in essere alcune misure per ridurre la domanda sanitaria non necessaria e per migliorare l’appropriatezza delle cure (il piano Five Year Forward View).
I driver della spesa sanitaria di cui si discute nella letteratura specializzata, sono in larga parte noti: invecchiamento della popolazione, effetto reddito e pressione dei costi delle tecnologie. Meno conosciuto è come i driver variano nel tempo e se vi sono altri fattori oppure se gli andamenti sono diversi per ciascun Paese.
La relazione tra spesa sanitaria e nuove tecnologie è forte: per i 18 Paesi OCSE la tecnologia spiega in media il 37% dell’incremento della spesa. Tra il 2008 e il 2017 le principali determinanti della crescita della spesa sanitaria nel Regno Unito sono l’alto costo dei farmaci che sono aumentati del 231%, la chemioterapia +113%, l’accesso al pronto soccorso i cui costi sono lievitati del 59%, e il Day Hospital, per paradosso nati con lo scopo di ridurre i costi ospedalieri, i cui costi hanno visto un incremento del 57%.
Gran parte dei costi sono legati all’attività ospedaliera, sebbene, secondo gli autori dello studio, non vi siano lavori che indaghino sull’alto costo dei farmaci e sull’incremento dei costi della chemioterapia.
CHE – Drivers of health care expenditure: Final report
https://www.york.ac.uk/che/news/news-2019/che-research-paper-169/