La ripresa degli investimenti è cruciale per una crescita sostenuta di lungo periodo, ne è convinto il Centro studi della Confindustria che però ripropone le stesse misure adottate da governi precedenti. Dai dati dell’Istat emerge che gli investimenti pubblici sono al palo, mentre il settore privato continua ad investire, sebbene nel 2018 il tasso di crescita sia diminuito rispetto al 2016 e al 2017.
La popolazione che invecchia pone nuove sfide sui fronti della politica monetaria e quella fiscale. Per quanto riguarda la politica monetaria, un paper IMF conferma le preoccupazioni dei banchieri centrali sull’efficacia della politica monetaria quando la popolazione invecchia. Per quanto riguarda le politiche fiscali, un paper dell’ECFIN avverte che senza riforme strutturali dei sistemi di welfare a pagare un conto salato saranno le generazioni future.
Il recente dibattito sulla tassa sulle merendine dimostra che la ratio economica alla base di una misura di questo tipo è ignoto ai più. L’effetto intergenerazionale, e gli obiettivi, della tassazione del cibo spazzatura sono illustrati da un breve paper Cesifo.
CLAUSOLE IVA, AUMENTA TROPPO IL DEFICIT, DA SBLOCCARE GLI INVESTIMENTI PUBBLICI
Le previsioni di autunno del CSC (Centro studi Confindustria) vedono per il 2020 uno scenario caratterizzato da incertezze legate principalmente alla disattivazione delle clausole di salvaguardia e all’indicazione puntuale delle relative coperture.
In uno scenario senza disattivazione, la crescita del PIL per l’anno prossimo è prevista nulla (così come nel 2019). In alternativa la crescita sarà di +0.4%.
Per quanto riguarda i saldi di finanza pubblica, nello scenario senza disattivazione, il rapporto deficit su PIL è previsto a 1.7%, mentre nello scenario alternativo, è previsto aumentare di 0.7 p.p. rispetto al 2018, superiore di 0.5 p.p. a quanto previsto dallo scenario programmatico della Nadef 2019.
Tra gli interventi per favorire la crescita si auspica di continuare a sostenere gli investimenti privati con quelle misure fiscali che si sono rivelate efficaci (iper ammortamento, sgravi fiscali per investimenti sostenibili), contestualmente allo sblocco degli investimenti pubblici (misure simili al cd Sblocca-cantieri) che, alla fine di ogni anno, risultano sempre in misura minore delle somme impegnate.
CSC – Dove va l’economia italiana e gli scenari di politica economica – autunno 2019
IL SENTIERO INCERTO DELLA RIPRESA DEGLI INVESTIMENTI PUBBLICI
Nel primo semestre 2019 gli investimenti fissi lordi delle amministrazioni pubbliche sono aumentati del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e del 10% rispetto al secondo semestre 2018.
Se si osserva il dato annuale, nel 2018 gli investimenti sono aumentati dello 0.1% rispetto all’anno precedente. Nel 2018 vi è stata un’inversione, a un tasso piuttosto blando, del trend discendente, iniziato nel 2010, quando si è assistito a una diminuzione del 13.5% rispetto al 2009, anno in cui si è raggiunto il massimo livello di investimenti pubblici con 57,76 miliardi di euro
I dati ISTAT, pubblicati la settimana scorsa, sono fermi al secondo trimestre 2019 e per evitare le distorsioni dovute alla stagionalità bisogna attendere il consuntivo che sarà pubblicato nella primavera del 2020.
Per le società non finanziarie, nel primo semestre 2019 gli investimenti fissi lordi sono aumentati dell’1.3% rispetto al semestre precedente. Guardando al dato annuale, nel 2018 gli investimenti sono aumentati del 4.3% rispetto al 2017. La quota degli investimenti sul valore aggiunto nel primo semestre è in media del 21.6%, in lieve aumento rispetto al 21.3% del 2018.
LA POLITICA MONETARIA ALLE PRESE CON L’INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE
Da qualche anno i banchieri centrali di tutto il mondo si interrogano sulla relazione tra invecchiamento della popolazione e obiettivi di inflazione delle politiche monetarie.
Secondo le dichiarazioni pubbliche di alcuni di essi, a parità di stimolo monetario, in corrispondenza di una quota maggiore di popolazione anziana, vi è un minor aumento dell’inflazione e le aspettative di crescita di lungo periodo sono più basse.
Diversi elementi contribuiscono al risultato: incremento del risparmio, minori spese in beni di consumo durevoli e sulla casa rispetto al reddito disponibile. Gli studi empirici sugli effetti dei cambiamenti demografici sul tasso d’inflazione e sul meccanismo di trasmissione della politica monetaria hanno, tuttavia, conclusioni contrastanti.
Lo studio in questione utilizza un modello dinamico intertemporale dove il tasso di interesse ha implicazioni diverse per le generazioni giovani, che si indebitano, e quelle anziane, che risparmiano. Le conclusioni sono coerenti con le dichiarazioni dei banchieri centrali, sull’inefficacia della politica monetaria con quote maggiori di popolazione anziana, e contengono un invito a reagire in modo più deciso sulle variabili nominali.
IMF – More Gray, More Volatile? Aging and (Optimal) Monetary Policy

LA PESANTE EREDITÀ DEL WELFARE
In molti paesi dell’Unione Europea, la spesa sanitaria e pensionistica è arrivata al 20% sul PIL. In alcuni di essi, il debito pubblico sul PIL è a livelli di guardia (vedi Italia e Grecia).
Nel caso non siano attuate riforme strutturali, la sostenibilità dell’intero sistema di welfare è a rischio. I sistemi pensionistici basati sul pay-as-you-go, (in cui le pensioni sono pagate dai contributi dei lavoratori), come accade in parte in Italia, sono quelli che saranno messi di più alla prova dall’invecchiamento della popolazione.
Per misurare gli squilibri tra generazioni, si ricorre alla metodologia del Generational accounting che analizza se la spesa pubblica e le politiche fiscali di oggi produrranno un iniquo obbligo fiscale per le generazioni future. Il lavoro in questione esamina i risultati per i Paesi EU di due indicatori, calcolati sul debito/PIL del 2106, l’IGB (Intertemporal Budget Gap) e l’AKG (Auerbach, Gokhale e Kotlikoff).
Per l’Italia nello scenario di base l’IGB è del 258% del PIL con un impatto sulle generazioni correnti del 230% sul PIL. Senza politiche a medio e termine si arriva al 544% del PIL, con le politiche il gap è negativo del 43% sul PIL. Secondo l’indicatore AKG, il debito intergenerazionale assume valori di squilibrio (>1) solo se non venissero implementate le riforme strutturali necessarie.
ECFIN – The Intergenerational Dimension of Fiscal Sustainability
https://ec.europa.eu/info/publications/intergenerational-dimension-fiscal-sustainability_en
GLI EFFETTI DELLA TASSAZIONE DEL CIBO SPAZZATURA
Le abitudini alimentari basate sul consumo di cibo poco salutare (il cosiddetto junk food), possono causare nel tempo importanti problemi di salute, come le malattie non trasmissibili (diabete, ipertensione, ecc.). L’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, stima che per le conicità si spendono 67 miliardi di euro all’anno, circa la metà del Fondo sanitario nazionale.
Il fenomeno è tanto più rilevante nel caso dell’alimentazione dei bambini, dove chi decide per la loro dieta sono gli adulti. Secondo un recente studio dell’OCSE, un bambino su sei ha cattive abitudini alimentari ed è in sovrappeso, con un’elevata probabilità di ricorrere a maggiori cure sanitarie da adulto. Altri studi evidenziano che solo tra il 21 e il 27% dei genitori si preoccupa, nel caso della dieta, della salute futura dei figli.
In questo caso si hanno delle esternalità (costi sociali maggiori dei costi privati) in quanto le abitudini di consumo di oggi implicano maggiori costi in futuro per la collettività. La tassa sul cibo spazzatura ha come obiettivo l’internalizzazione dei costi collettivi (pagare oggi a fronte di minore spesa sanitaria domani).
Lo studio, che utilizza un modello a generazioni sovrapposte, dimostra che una tassa strettamente positiva sul cibo spazzatura è ottimale perché induce i genitori a modificare le abitudini alimentari dei figli riducendo l’acquisto del cibo spazzatura. Il gettito che, teoricamente va a scomparire, può essere usato, ad esempio, per la prevenzione.
L’effetto sul benessere complessivo non è, tuttavia, univoco perché la tassa influenza il comportamento dei genitori che tendono modificare anche i loro consumi, con effetti ambigui sul risultato finale.
Cesifo – Taxes on Unhealthy Food and Externalities in the Parental Choice of Children’s Diet