L’invecchiamento della popolazione è un megatrend che gli economisti studiano quasi esclusivamente in relazione alla sostenibilità dei sistemi di welfare. Un recente paper OECD analizza l’impatto dell’invecchiamento sulla produttività del lavoro che ha effetti rilevanti sui livelli della ricchezza pro-capite.

La qualità delle cure può aiutare i pazienti a perdere minore reddito: è quanto dimostra un recente lavoro del Fondo Monetario Internazionale su dati della forza lavoro danese.

Il prezzo dei farmaci è in diminuzione in tutto il mondo, soprattutto per i generici. Negli USA il prezzo dei farmaci generici negli ultimi 15 anni è diminuito meno dei farmaci non generici. Un’utile analisi sulla determinazione dei prezzi nei mercati non regolati, in cui buona parte del prezzo del farmaco è scaricato sui pazienti.

Concorrenza e politiche industriali sono tradizionalmente viste come sostitute. Partendo da uno spunto di Bruno le Marie, ministro francese dell’economia e finanza sulla necessità di una sovranità tecnologica, un editoriale del think tank Bruegel, sostiene che i due approcci possono essere, al contrario, complementari e adatti allo scopo.

La contrattazione collettiva ha un ruolo rilevante sui livelli di disoccupazione del Sud Italia. Lo dimostra un paper NBER comparativo con il sistema tedesco.

L’INVECCHIAMENTO RIDUCE LA PRODUTTIVITÀ MA ATTENZIONE ALLE POLICY

Nei paesi OECD la quota di popolazione con età superiore ai 65 anni sta aumentando. Mentre gli effetti sulla finanza pubblica e sui sistemi di welfare sono oggetto di analisi approfondite, l’impatto sulla produttività del lavoro è stato trascurato.

Dal 2001 al 2014 nei 19 Paesi OECD, a livello provinciale, la quota della popolazione con 65 anni e più, è aumentata del 21% passando dal 19% al 23%. Contemporaneamente, nella stessa area, il PIL pro-capite è diminuito di 1.5 punti percentuali (p.p.).

L’incremento della produttività del lavoro dovuta all’innovazione tecnologica non è sufficiente a compensarne la perdita dovuta all’invecchiamento perché i settori più colpiti sono i servizi (sorprendentemente nelle aree urbane) dove l’intensità di capitale umano è maggiore.

I rimedi possono essere molteplici: fissare una soglia pensionistica (limite di età) oppure implementare politiche per incrementare l’occupazione femminile. Le prime, se non accompagnate da programmi di long life learning, non favoriscono l’incremento della produttività individuale mentre le seconde, se attuate in termini di incentivi fiscali, possono ridurre i tassi di natalità.

OECD – Ageing and productivity growth in OECD regions

https://www.oecd-ilibrary.org/urban-rural-and-regional-development/ageing-and-productivity-growth-in-oecd-regions_9dcb3116-en

SALUTE E MERCATO DEL LAVORO: IL RUOLO DEI SISTEMI SANITARI

L’efficienza dei sistemi sanitari è generalmente valutata in termini di tassi mortalità e di riammissione.

Un effetto importante degli shock avversi sulla salute può essere misurato anche in termini di perdita di ricchezza individuale con conseguenze durature nel mercato del lavoro. In questa ottica è fondamentale misurare in che modo la qualità delle cure riduce i costi sul mercato del lavoro.

L’idea di fondo è che migliore è la qualità delle cure minore è la perdita di guadagni e di partecipazione al mercato del lavoro dei pazienti.

Un misura denominata “Adjusted Earning Losses” (AEL) può fornire informazioni significative. Questo indicatore calcolato su la forza lavoro complessiva della Danimarca di età 25-59, dal 1995 al 2015 mostra che, per i ricoverati nei peggiori ospedali, la perdita di reddito è in media di 4 punti percentuali superiore rispetto alle perdite dei ricoverati in quelli migliori.

Le cure in ospedali sotto la mediana rispetto agli ospedali sulla mediana, comporta una perdita ulteriore di reddito dello 0.7%, rispetto all’anno di pre-ospadalizzazione.

IMF – The Economic Impact of Healthcare Quality

https://www.imf.org/en/Publications/WP/Issues/2019/08/16/The-Economic-Impact-of-Healthcare-Quality-47049?cid=em-COM-789-39326

I PREZZI DEI FARMACI GENERICI NEGLI USA

L’attenzione sui farmaci generici (che contengono principi attivi a brevetto scaduto) è dovuta al minor prezzo di almeno il 20% rispetto al farmaco di marca. In Italia, sebbene il mercato sia in crescita con 22,23% delle confezioni dispensate nel 2018, il consumo dei generici è molto basso rispetto alla media europea dove, nel 2016, sono state dispensate, sotto questa forma, il 67% delle medicine.

Il mercato negli USA tuttavia presenta aspetti peculiari dovuti alla complessità dei programmi assicurativi privati che consentono l’accesso al sistema sanitario e che scaricano sui pazienti la compartecipazione di quote sempre maggiori dei prezzi dei farmaci.

L’indice dei prezzi al consumo per la spesa out-of-pocket dei generici è diminuita del 50% tra il 2007 e il 2016. La diminuzione è stata tuttavia inferiore di 30 p.p. rispetto all’indice complessivo della spesa farmaceutica out-of-pocket. Il prezzo dei farmaci generici è diminuito di meno di quello dei farmaci branded per alcuni casi di aumenti sproporzionati (1000%) dei prezzi seguiti a interruzioni di fornitura.

Nel complesso, l’industria, nonostante alcuni casi di abuso di posizione dominante, è riuscita a garantire prezzi più bassi; mentre  i consumatori USA nonostante una maggiore compartecipazione al prezzo dei farmaci, hanno beneficiato della riduzione dei prezzi.

NBER – The Price to Consumers of Generic Pharmaceuticals: Beyond the Headlines

https://www.nber.org/papers/w26120

LE APORIE TRA TUTELA DELLA CONCORRENZA E POLITICHE INDUSTRIALI

Tradizionalmente la politica della concorrenza assicura che le strategie industriali non diminuiscano il benessere del consumatore. La politica industriale ha il duplice scopo di incentivare gli investimenti nelle imprese private e di finanziare settori specifici con fondi pubblici e sgravi fiscali.

Seguendo questa rigida bipartizione, possono verificarsi effetti contraddittori tra le due politiche in quanto la politica industriale favorisce esplicitamente gli interessi di un settore specifico, falsando la concorrenza. In che modo le due politiche possono essere considerate complementari invece che sostitute?

La tutela della concorrenza dovrebbe eliminare le barriere all’entrata imposte dalle aziende preesistenti (incumbent). L’ingresso di nuove imprese garantirebbe innovazione tecnologica. Contemporaneamente la politica industriale dovrebbe sostenere gli incumbent ad innovare e proteggere la propria quota di mercato.

Un’interpretazione, a parere di chi scrive, non condivisibile per le numerose eccezioni che possono sorgere, ostacolando ulteriormente le già deboli politiche di concorrenza a livello di alcuni Paesi come l’Italia.

BRUEGEL – How should the relationship between competition policy and industrial policy evolve in the European Union?

https://bruegel.org/2019/07/how-should-the-relationship-between-competition-policy-and-industrial-policy-evolve-in-the-european-union/

CONTRATTAZIONE CENTRALIZZATA, PRODUTTIVITÀ E MERCATO DEL LAVORO: CONFRONTO TRA GERMANIA E ITALIA

Italia e Germania presentano analogie nelle differenze territoriali nella produttività del lavoro: Nord-Sud in Italia, Ovest-Est in Germania.

I due paesi hanno differenti sistemi di contrattazione in quanto l’Italia fissa il livello dei salari a livello nazionale mentre la Germania lo fa in modo più flessibile, contrattando a livello locale. Quali sono le conseguenze di queste due differenti impostazioni?

In Italia i salari sono fissati indipendentemente dalla produttività del lavoro locale. Nel Sud, dove la produttività del lavoro è più bassa che al Centro-Nord, la rigidità della contrattazione impedisce un aggiustamento verso il basso dei salari con un conseguente livello di disoccupazione più elevato.

Se nel nostro Paese si adottasse il sistema di contrattazione “tedesco”, si avrebbero benefici sia a livello occupazionale con l’occupazione che crescerebbe dell’11% sia a livello aziendale, dove gli utili aumenterebbero del 7%.

NBER – Wage Equalization and Regional Misallocation: Evidence from Italian and German Provinces

https://www.nber.org/papers/w25612