Mentre in Italia il dato del secondo semestre descrive un Paese in stagnazione, il dato del PIL negli USA registra una crescita annualizzata rispetto al trimestre precedente del 2.1% (approssimativamente +0.5% rispetto a trimestre precedente) sebbene in diminuzione dal +3.1% del primo trimestre.
Nell’area euro la crescita complessiva è stata dello 0.2% in rallentamento di 0.2 p.p. rispetto al primo trimestre. Il Francia 0.2% contro lo 0.3% del primo trimestre. In Spagna dello 0.5% contro lo 0.7% del primo trimestre. Il dato tedesco è atteso a metà agosto. Questi risultati sono da confrontare con le previsioni aggiornate del Fondo Monetario internazionale dei primi di luglio.
Una corretta gestione di un debito pubblico ad alto rischio sostenibilità nel lungo periodo (si veda il report della commissione europea segnalato in questa selezione) è fondamentale per consolidare la fiducia sui mercati finanziari. Questo è lo scopo di una pubblicazione annuale del Dipartimento del Tesoro.
Segnaliamo infine il dibattito sui prezzi dei farmaci innovativi e su quali soluzioni adottare per garantire sostenibilità al sistema, sviluppatosi dopo la pubblicazione della risoluzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che invita a una maggiore trasparenza su tutta la pipeline dell’industria del farmaco.
ISTAT: IN ITALIA CRESCITA FERMA, TENDENZIALE ALLO 0%
L’ISTAT stima che nel secondo trimestre 2019 il PIL reale è rimasto invariato sia rispetto al primo trimestre (dove si era avuto un +0.1 rispetto al trimestre precedente) sia rispetto al secondo trimestre 2018 (-0.1 rispetto al I trimestre 2018).
La variazione tendenziale per il 2019 è nulla. Quasi nessuna istituzione ha tuttavia previsto un segno meno per l’Italia a fine 2019 (tra questi l’OECD -0.2%).
L’ISTAT nel suo rapporto annuale dello scorso giugno, a fronte di una previsione di crescita del PIL reale a +0.3% confermata, rispetto alle previsioni dello scorso maggio, aveva stimato un secondo trimestre col segno meno con un’approssimazione dello 0.65 in una scala da 0 a 1.
Altre istituzioni avevano elaborato per il 2019 stime più basse: Bankitalia, UE e Fondo Monetario internazionale +0.1%. Si tratta comunque di una stima preliminare che sarà validata il 30 di agosto.
ISTAT – Stima preliminare del PIL II trimestre 2019
LE PREVISIONI DI LUGLIO PER L’ECONOMIA GLOBALE DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE
Nell’aggiornamento di luglio 2019, il Fondo Monetario Internazionale stima al ribasso le previsioni di crescita globale rispetto ad aprile. +3.2% nel 2019 e +3.5 nel 2020 entrambi più basse di 0.1 punti percentuali (p.p.).
Sul rallentamento influisce la bassa domanda aggregata finale (consumi più investimenti) e le tensioni commerciali tra Cina e USA. La tendenza non è uniforme in tutti i Paesi. Per gli USA le previsioni sono di +2.6% nel 2019, in rialzo di 0.3 p.p., mentre nel 2020 segue un rallentamento a +1.9%.
Nell’area Euro +1.3% per il 2019 e 1.6% nel 2020, in rialzo di 0.1 p.p. In particolare nel 2019 è previsto un leggero rallentamento della Germania che risente della debole domanda esterna e di un basso livello degli investimenti mentre le previsioni per Francia e Italia restano invariate, un rialzo per la Spagna, Paese caratterizzato da forti investimenti.
I Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo cresceranno del 4.1% nel 2019 e 4.7% nel 2020, con effetti stabilizzatori su alcune economie in grave difficoltà: Turchia, Iran e Venezuela.
IMF – WEO Update July 2019
https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2019/07/18/WEOupdateJuly2019
TUTTI I NUMERI DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO
La corretta gestione del debito pubblico italiano, l’adesione alle best practices internazionali e l’istituzione di tavoli di confronto sono requisiti essenziali per un rapporto trasparente con gli investitori.
A partire dal 2015, una pubblicazione annuale a cura del Dipartimento del Tesoro, fornisce a consuntivo i risultati della sua gestione con uno specifico approfondimento all’interazione con il mercato.
L’obiettivo di tipo sistemico, è quello tra gli altri di ridurre i costi di gestione al fine di perseguire il “contenimento del costo complessivo dell’indebitamento, la protezione dai rischi di mercato e di rifinanziamento e il buon funzionamento del mercato secondario dei Titoli di Stato“.
Qualche numero a titolo esemplificativo: a fine 2018 il debito pubblico è composto principalmente tra il 65% e il 78% da BTP, dal 2% all’8% da BOT, dal 5% 10% da CCT, dal 15% BTP Italia e dal 4% da CTZ.
La vita media del debito (maggiore è la vita media minori sono i rischi di tasso e di rifinanziamento) nel 2018 è in diminuzione rispetto al 2017: 6.78 contro 6.90 anni. Su questo risultato hanno pesato in gran parte le condizioni di mercato per i titoli di Stato italiani, che sono state complessivamente meno favorevoli, e un minor volume di titoli in scadenza.
DT Tesoro – Rapporto sul Debito Pubblico 2018
http://www.dt.tesoro.it/it/news/rapporto_debito_pubblico_2018.html
UNO SGUARDO D’INSIEME SUI PATTI DI STABILITÀ E CONVERGENZA
La Commissione europea sulla base degli Stability and Growth Pact (SGP) di ciascun Paese membro, valuta la sostenibilità a breve, medio e lungo termine delle finanze pubbliche alla luce dei nuovi scenari macroeconomici, delle prospettive fiscali, dei programmi fiscali e dell’invecchiamento della popolazione. La valutazione avviene per il tramite di alcuni indicatori usati in combinazione con analisi di sostenibilità del debito (DSA).
Nel breve periodo si fa riferimento all’indicatore S0 che è una misura per la diagnosi precoce di stress fiscale costruito su un ampio assortimento di variabili strutturali: in questo scenario solo Cipro ha un alto rischio a causa delle ingenti misure una tantum del 2018 impiegate a sostegno delle banche.
Nel medio periodo si fa riferimento all’indicatore S1 che fa riferimento alla capacità che ciascun paese ha, rispetto elle entrate e uscite previste, di riportare nel 2033 il rapporto debito PIL sotto il 60%. Belgio, Francia, Spagna, Italia e Portogallo hanno un rischio elevato di non rientrare sotto questo limite.
Nel lungo periodo, infine, si considera l’indicatore S2 che misura la capacità di ciascun Paese di evitare che il rapporto debito / PIL non sia su un percorso sempre crescente in un orizzonte infinito. Secondo questo ultimo indicatore Lussemburgo e Romania hanno un rischio elevato. I risultati dell’analisi complessiva sono leggermente diversi e tra i Paesi ad alto rischio nel medio termine vanno aggiunti Romania e Regno Unito, mentre nel lungo termine vanno considerati anche Belgio, Spagna, Italia e Regno Unito.
ECFIN – The 2019 Stability and Convergence Programmes: An Overview and Assessment of the Euro Area Fiscal Stance
TRASPARENZA E PREZZI DEI FARMACI ACCESSIBILI, NUOVE SFIDE PER IL SETTORE FARMACEUTICO
I recenti casi di prezzi elevati di alcuni farmaci innovativi nel campo dell’oncologia e delle malattie rare, pone numerosi quesiti sia di carattere etico sia di carattere economico/giuridico.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in una recente mozione, raccomanda alle imprese farmaceutiche di rendere disponibili tutte le informazioni sui costi sostenuti lungo la filiera di produzione dei nuovi farmaci.
La trasparenza dei prezzi dei farmaci è un argomento cardine a livello globale sia a garanzia dell’accessibilità alla cure e sia per la sostenibilità dei sistemi sanitari. Dal lato delle imprese, il prezzo, come incentivo all’innovazione, deve essere tale da garantire il ritorno degli ingenti investimenti in R&D.
Il duplice obiettivo non è facilmente raggiungibile sia per le implicazioni legate all’attività brevettuale sia per l’avvento delle nuove tecnologie che spingeranno ulteriormente in alto i costi di produzione. Sulla scorta dell’esperienza Statunitense, le imprese farmaceutiche dovrebbero contrattare con gli organismi di regolazione, nuovi e complessi modelli di finanziamento quali ad esempio il rimborso “a indicazione” ossia un rimborso diverso a seconda della patologia trattata, che sfrutterebbe appieno le caratteristiche delle nuove sostanze attive che hanno indicazioni di efficacia per diverse patologie.
AboutPharma – Prezzi dei farmaci, anche l’industria favorisce l’accessibilità alle cure