Un recente libro edito da Laterza formula alcune proposte per evitare che l’accesso alla cure si trasformi in una “battaglia”. La tesi centrale è che la competenza della gestione della sanità è stata affidata a enti territoriali di dimensioni, risorse e capacità amministrative eterogenee ha prodotto risultati insoddisfacenti.
Il futuro del lavoro è un argomento di stretta attualità. Diversamente da altri rapporti, l’OECD stima che i lavori a rischio innovazione tecnologica sono solo il 14% e formula delle indicazioni di policy accessibili a tutti i Paesi.
Un working paper esamina il debito pubblico statunitense da un particolare punto di vista finanziario, coerente con la storia del debito di quel Paese. Mentre nelle statistiche al rapporto annuale della RGS osserviamo da vicino i saldi di finanza pubblica italiani, alla luce anche dei recenti salvataggi bancari. I piani di rientro dai deficit sanitari sono stati discussi in un convengo di Banca d’Italia che ha valutato sia i risultati economici sia gli impatti sulla salute.

SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE, CENTRALIZZARE È MEGLIO ?
Il SSN è una storia di successo inatteso nel panorama italiano. A partire dalla crisi finanziaria del 2007-2009, tutti i sistemi sanitari dei paesi OCSE e in particolare quelli di tipo Beveridge (Italia, UK), ossia a copertura universale e fondati sulla tassazione, sono entrati in crisi.
Per l’Italia le cause sono note: sottofinanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, quota crescente della popolazione over 65 anni, incremento della popolazione con cronicità e co-morbilità, speranza di vita in buona salute distante di 10 anni dalla speranza di vita, scarsi livelli di prevenzione.
Walter Ricciardi già Presidente dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS), ne ha per tutti. Riforma del titolo V della Costituzione che ha generato una elevata variabilità regionale della qualità dell’offerta sanitaria a discapito della salute della popolazione del Mezzogiorno. Politici inadeguati a gestire un sistema così complesso e incapaci di una pianificazione a medio e lungo termine. Manager troppo dipendenti dalla politica, non sufficientemente preparati e alle prese con troppi ostacoli operativi. Medici, soprattutto quelli di medicina generale (MMG), che non si aggiornano e che non hanno empatia con i pazienti che si rivolgono a medicine “alternative” più attente ai loro bisogni. Cittadini che, infine, per scarsa formazione e informazione, conducono stili di vita errati caratterizzati da consumo di alcol, poca attività fisica e obesità.
Chi ha potuto, ha ovviato alle difficoltà di accesso al SSN quasi integralmente pagando di tasca propria, la cosiddetta spesa out-of-pocket, invece di ricorrere al secondo pilastro della Sanità Intermediata.
Il volume, di carattere divulgativo, pecca di rigore analitico in alcuni passaggi importanti (ad esempio le differenze regionali andrebbero viste in termini relativi al PIL, non in valori assoluti). L’epilogo è pessimistico in quanto l’Autore presume che le probabilità di realizzazione delle proposte, una fra tutte, cabina di regia nazionale coordinata con le Regioni, sia siano basse o quasi nulle. Condivisibile invece quando si invoca una revisione delle detrazioni sanitarie e il riordino della sanità integrativa.
Ricciardi, W., La battaglia per la salute, Laterza 2019
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134191

IL FUTURO DEL LAVORO È NELLE NOSTRE MANI
Quali sono le sfide che i Paesi industrializzati devono affrontare al più presto per preservare il lavoro?
L’avvento delle nuove tecnologie e gli scambi sempre più globali, offrono opportunità uniche di incrementare l’ampiezza del mercato. La tecnologia renderà possibili il miglioramento della qualità del lavoro in cui gli individui sono sempre più anziani. Sarà facilitato l’accesso al mercato del lavoro anche a segmenti di popolazione a cui adesso non è concesso.
Le stesse opportunità sono contemporaneamente viste come foriere di senari apocalittici, quali automazione estrema, salari sempre più bassi e incremento delle diseguaglianze (che è un importane mega-trend). Lo scenario attuale è infatti caratterizzato da diminuzione della stabilità del lavoro e da sotto-occupazione.
Se il saldo tra i lavori distrutti e quelli creati sarà positivo, questo dipenderà dalle politiche pubbliche che per una buona parte hanno un costo limitato mentre alte richiedono ingenti risorse. Tra le prime l’OECD ne raccomanda alcune: far rispettare le regole del mercato del lavoro, rafforzare la contrattazione collettiva. Tra le seconde: garantire l’accesso alla formazione ai lavoratori con basse competenze e migliorare la protezione sociale.
OECD – Employment Outlook 2019
https://www.oecd-ilibrary.org/employment/oecd-employment-outlook-2019_9ee00155-en
UNO SGUARDO OLTREOCEANO AI SALDI DI FINANZA PUBBLICA
Un recente working paper di Jon Cocharne segnalato dal National Bureau of Economic Research (NBER), suggerisce che studiare il valore di mercato del debito pubblico statunitense invece del valore nominale può dare utili indicazioni di finanza pubblica.
Il valore di mercato è una misura migliore del debito pubblico rispetto al valore nominale perché riflette i tassi di interesse di mercato del periodo di osservazione. Il valore nominale riflette invece il valore al tempo dell’emissione.
Negli ultimi 12 anni il debito federale è aumentato dall’62.9% del quarto trimestre del 2007 al 104.6% PIL del 1 trimestre 2019. Il un epoca in cui molti paesi industrializzati hanno esperienza di debiti sovrani crescenti, qual è la soluzione per ridurre il livello del debito? Incrementare la crescita oppure tenere i rendimenti dei titoli bassi oppure ancora avere surplus di bilancio elevati?
Il risultato del lavoro di Cocharne è significativo: il valore di mercato del debito pubblico statunitense è pari al valore attuale dei surplus futuri mentre il tasso di crescita del PIL non ha effetti rilevanti.
NBER – The Value of Government Debt

LE STATISTICHE SUI CONTI DI CASSA DEL SETTORE PUBBLICO
Una recente pubblicazione statistica della Ragioneria Generale dello Stato (RGS), fa il punto sulla situazione di cassa del settore pubblico dal 2016 al 2018.
Il fabbisogno, che misura la differenza tra gli incassi finali e i pagamenti finali ed è la principale componente della variazione annuale dello stock di debito pubblico, nel 2018 è stato di 41.107 milioni di euro. Il fabbisogno è migliorato di 9.605 milioni di euro (19%), rispetto al 2017 quando è stato di 50.711 milioni di euro.
Da notare che nel risultato del 2017, quando il fabbisogno è aumentato del 12% rispetto al 2016 (45,119) ha pesato l’intervento di salvataggio delle banche venete il cui ammontare è stato di circa 4.8 miliardi di euro. Nel 2018 saldo primario ha visto un avanzo di 30.660 milioni di euro, pari all’1,7% del PIL in aumento di 7.822 milioni di euro rispetto al 2017.
PIANI DI RIENTRO: ACCESSO ALLE CURE, EFFICIENTAMENTO DELLA SPESA: FACCIAMO IL PUNTO
La scorsa settimana si è tenuto in Banca d’Italia un workshop organizzato insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore sull’esperienza dei piani di rientro dai deficit sanitari.
Dieci Regioni su 21, per la maggior parte meridionali, sono state sottoposte almeno una volta a partire dal 2007 a i piani di rientro (Attualmente: Abruzzo, Molise, Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia).
Le domande a cui rispondere sono numerose: c’è stato un contenimento dei costi? che effetto si è avuto sulla qualità delle prestazioni? la salute della popolazione è stata messa in pericolo? Il bilancio di questa peculiare esperienza è in chiaroscuro.
Positivo se si guardano esclusivamente gli effetti sulla finanza pubblica. Negativo sulla qualità dei servizi e sugli esiti sanitari.
Sintetizzando le conclusioni di alcuni lavori presentati, c’è stata sicuramente una riduzione dei costi, una riduzione dell’ospedalizzazione (diminuzione dei posti letto e delle giornate di degenza media), un aumento dei tassi di mortalità ma nessun guadagno in termini di efficienza e un incremento della qualità dei servizi molto limitata.
Workshop Banca d’Italia – L’esperienza dei Piani di Rientro dai deficit sanitari: valutazioni e prospettive