Le prove sotto sforzo sostenute dai bilanci delle principali banche europee e italiane raccontano di una fuoriuscita dalla crisi che non può dirsi conclusa. Tuttavia, il risultato complessivo è di segno positivo e di tenuta, anche nell’eventualità, remota, di shock sistemici particolarmente intensi. Per inciso, viene da interrogarsi sulla fondatezza delle intemerate, d’intonazione inesorabilmente apocalittica, che ci raccontano di un sistema sempre sull’orlo del collasso, per poi proporre mantra salvifici, validi nel tempo e nello spazio. Nel sistema bancario italiano, certo, non mancano punti di fragilità, per il peso dei crediti deteriorati, per livelli di patrimonializzazione faticosamente sostenuti dal ricorso al mercato e non dalla redditività, per la presenza diffusa di banche medie e piccole. Pesano, poi, le lentezze nel rinnovamento dei modelli di business, la lunga stagione di bassa crescita economica, i riflessi negativi di una politica monetaria durevolmente espansiva, con tassi d’interesse nulli o negativi. Quali capitali per sostenere le necessarie ristrutturazioni? La limitata capacità fiscale e i vincoli di finanza pubblica suggeriscono cautela rispetto alle proposte d’ingresso diretto dello Stato nel capitale delle banche e di salvataggi finanziati con fondi pubblici (bail out). Giustamente, lo schema europeo di risoluzione delle crisi bancarie richiede che parte delle perdite sia assorbita da azionisti e obbligazionisti subordinati (bail in), limitando quanto più possibile le ricadute negative per i contribuenti. Allo stato attuale, però, la transizione al nuovo assetto non può dirsi compiuta, se è vero che i piccoli risparmiatori non sono pienamente consapevoli delle regole del gioco, dei sofisticati meccanismi tecnico-giuridici, dei relativi profili di rischio. Bene si comprende, allora, perché il governo, nel caso Mps, abbia promosso un’operazione di pulizia dei bilanci, ristrutturazione e ricapitalizzazione costruita assegnando un ruolo centrale a operatori privati, tutelando i piccoli risparmiatori e facendo valere l’intervento e la garanzia pubblici come «ancoraggi» per coloro che assumono il rischio d’investimento. Il percorso da compiere non è privo d’insidie. A ottobre, i termini della ricapitalizzazione saranno valutati, insieme al nuovo piano industriale. Sarà ULTIMI ARTICOLI ABBONAMENTO DIGITAL EDITION Il matrimonio impossibile tra Parisi e Lega GIOVANNI ORSINA Hanno diritto a difendere idee e valori in cui credono RICCARDO BARENGHI Così i partigiani annacquano il patrimonio della loro Storia GIANCARLO LOQUENZI TUTTI GLI ARTICOLI COME PRIMA, PIÙ DI PRIMA » Una nuova versione web nativa digitale. » Una nuova app. » Una nuova offerta. Scopri tutti i modi di leggere La Stampa su pc, smartphone e tablet. VAI ALL’ABBONAMENTO DIGITAL EDITION 0 0 quello il momento per misurare, oltre alla qualità del lavoro svolto e alle condizioni effettive di sottoscrizione, le attitudini, la visione e le capacità di una platea ampia d’investitori istituzionali, nazionali e non. La partita è di quelle destinate a contare, a lungo. Un esito positivo, importante in sé, segnalerebbe una volontà condivisa, e un’effettiva capacità, di metter mano al consolidamento e allo snellimento del sistema bancario nazionale, e costruirebbe un capitale reputazionale da far valere al tavolo delle regole dell’Unione Bancaria. A essere in gioco è il ruolo rispettivo degli Stati, della Banca Centrale Europea e dello European Stability Mechanism nelle immissioni di capitale, ma non solo: la revisione degli accordi di Basilea in materia di misurazione del rischio; il peso da assegnare, nelle valutazioni e negli stress test, agli indicatori ex post di efficienza ordinaria e di redditività; una effettiva applicazione omogenea degli standard internazionali nella valutazione dei crediti deteriorati e dei derivati, insieme alla facilitazione di piattaforme per il loro scambio trasparente; l’enforcement e il rafforzamento delle tutele per gli investitori non professionali, delimitando ulteriormente la collocabilità dei prodotti più complessi e rischiosi. L’auspicio, ora, è che la consapevolezza delle possibili ricadute positive a livello di sistema orienti le dichiarazioni, le azioni e le assunzioni di responsabilità degli attori in scena.